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Il 13/01/2012 Presentazione delle firme



Ufficio protocollo del comune di Bastia







Questi articoli sono tratti da:

sgonfiabiogas


Tutto ciò che fermenta in Italia contro le biomasse e il biogas selvaggi


Primo passo verso il Coordinamento
Il primo passo verso la formazione di un Coordinamento nazionale contro la proliferazione delle centrali a biogas e biomasse è stato mosso sabato 28 gennaio 2012 in un piccolo paese del comune di Ferrara: Focomorto.



Qui a Focomorto, centro rurale del comune di Ferrara (a sua volta con piccole frazioni), ha sede la Casa dell'Ambiente e della Salute. Però la sede non poteva accogliere tutti coloro che hanno partecipato alla riunione e così l'incontro ha avuto luogo nell'ex-scuola elementare. 




Un edificio semplice ma decoroso che ci ricorda che le piccole comunità - pur con mezzi e risorse limitate - erano in grado di realizzare opere importanti per il bene comune. L'edificio ha compiuto un secolo proprio nel 2011 ma la scuola non esiste più. 

 

Come succede più frequentemente in montagna anche nei piccoli centri rurali della grande pianura le scuole chiudono (e la comunità si spegne). A tenerla viva a volte c'è l'associazionismo. Così chiusa la scuola il comune di Ferrara ha concesso in uso l'edificio all'Assofoco, associazione cittadini di Focomorto.



Che il coordinamento contro il biogas e le biomasse (combuste) selvagge nasca qui e non in un grosso centro ha un valore che non è solo simbolico. I comitati nascono da un ambiente profondamente rurale e non avrebbero la loro forza se non fossero sorretti anche da quello che rimane di una cultura contadina di profondo rispetto e amore per la terra, una cultura che oggi viene riscoperta anche nelle città. Nessuno, in ogni caso, si sognerebbe di costruire centrali potenzialmente maleodoranti a ridosso di grandi centri dove sarebbero oggetto di un rigetto immediato. Forse da parte delle società che promuovono queste speculazioni c'era anche la convinzione che gli abitanti di piccoli paesi, frazioncine, nuclei rurali non avessero le risorse per reagire, le conoscenze giuridiche, le relazioni ecc. Però oggi c'è la rete e anche una realtà dispersa è in grado di organizzarsi, di scambiarsi informazioni, di reagire a un sopruso sociale come quello rappresentato dalle centrali a biogas. Nei comitati ci sono persone di varia estrazione sociale, culturale e politica. La 'campagna' oggi è una realtà complessa (e sottovalutata) e in essa si trova un mix di risorse umane che spesso ne fa una realtà più reattiva delle città.


I tecnocrati biogasisti hanno forse sottovalutato le dinamiche socioculturali della neoruralità e avranno di che pentirsene. Nei comitati c'è anche una componente agricola. I più danneggiati sono spesso i piccoli agricoltori, quelli che oggi tornano a qualificarsi con orgoglio come contadini. Fania Leone (sopra mentre parla alla riunione di Focomorto a nome del piccolo comitato di Granarolo faentino) aveva intenzione di creare con il marito, che conduce una piccola zienda frutticola, un agriturismo. Un agriturismo con "agriasilo" per i bimbi, orientato all'educazione rurale. Il marito avrebbe operato la conversione al biologico. Sogni infranti perché nella proprietà confinante un grosso agricoltore ha presentato il progetto per la centrale. Non solo svaniscono i sogni di agriturismo, vendita diretta, ecc. (chi verrebbe a un passo da una centrale a biogas) ma Fania e il marito sono preoccupati per la loro bimba. Non è una bella prospettiva per un bambino essere accompagnato nella sua crescita e sino all'adolescenza dal funzionamento di una centrale che sorge di fronte a casa con camion e grossi trattori che transitano ogni quarto d'ora nella strada di campagna sulla quale la casa della famigliola si affaccia. 
I comitati sono costituiti da gente che rischia di trovarsi da un giorno all'altro un mostro a poche decine o centinaia di metri dalle proprie abitazioni ma anche da persone che, pur non abitando nelle immediate vicinanze delle erigende centrali, sentono la responsabilità per la propria comunità, per risparmiare al territorio un simile affronto.



L'Italia è in paese (o un insieme di paesi tanto è "densa" e differenziata) ricchissimo di testimonianze del passato, con un tessuto rurale di stradine e corsi d'acqua che non si presta a simili realizzazioni. Con giacimenti di produzioni di pregio superiori ad ogni altro paese al mondo. 
La stradina dove la bimba di Fania potrebbe rischiare di essere stirata da un mezzo che trasporta le biomasse destinate alla digestione anaerobica è parte di una rete di centuriazione romana. Quasi ovunque dove si effettuano degli scavi, degli sbancamenti, si realizzano delle fondazioni deve intervenire (per fortuna) la Soprintendenza ai beni archeologici perché potrebbero emergere dei reperti e potrebbero andare distrutte delle preziose testimonianze del passato. 
A Focomorto c'era anche il comitato di Bastia Umbra. Mentre l'amministrazione comunale qualche mese fa portato i riottosi residenti a visitare le "virtuose " centrali delle terre lambite dal PO i rappresentanti del NO alla centrale sono venuti a loro spese a Ferrara per coordinarsi con gli altri comitati. Hanno raccontato di una centrale che si vuole realizzare sotto Assisi in un contesto paesaggistico noto in tutto il mondo. Di fronte al parcheggio utilizzato dai pullman dei partecipanti della annuale Marcia per la Pace. 
Ogni comitato ha storie quasi incredibili da raccontare: Patrizia Soverini (foto sopra) è del Comitato di Mezzolara (BO). Lì la società proponente si è divisa in quattro e ha presentato quattro progetti fotocopia da 999 kW. Nello stesso sito. 
Il comitato bergamasco di Cavergnago (F9) ha raccontato che la loro "maledizione" (una centrale a olio di palma e di colza già terminata) è nata dallo stop della centrale a biogas di Zanica dove il sindaco, per tutelare la salute dei suoi cittadini, ha imposto (con l'accordo della provincia) un camino alto 25 m. Di fronte alla prospettiva di una lievitazione sostanziosa del costo dell'investimento la società impiantistica ha riconvertito il progetto trasferendo i motori destinati a Zanica a Cavegnago dove l'olio è già pronto a bruciare ma è ancora tutto fermo per i ricorsi del Comitato.
Anche dove le centrali non hanno dietro storie eclatanti quasi sempre sottraggono la terra per la produzione di produzioni pregiata. Il gioco vale la candela? No. Ma il profitto di pochi è così elevato che è difficile fermare la bramosia, la corsa all'oro. I comitati convenuti a Ferrara hanno deciso di mettere in comune le esperienze e le risorse. Di costituire un pool di legali, di tecnici, di esperti di comunicazione per coordinarsi nella difficile battaglia per la moratoria, per arrestare l'ondata delle richieste di autorizzazione che nel 2012 raggiungerà le provincie e i comuni. Ricorsi, diffide, proteste. Tutto sarà tentato. 
Il giorno 11 febbraio ad Altedo (luogo simbolo per la presenza dell'asparago tipico) si terrà una nuova riunione allargata ad altri comitati. Nel frattempo si è deciso di accelerare la costituzione di coordinamenti regionali e di censire tutte le situazioni di resistenza in atto. Sono state avanzate proposte di iniziative a carattere nazionale che saranno valutate da qui all'11 febbraio.
A breve pubblicheremo su questo blog un elenco e una mappa dei comitati con tutti i contatti utili in modo che i comitati sinora isolati sappiano a chi fare riferimento.







Decolla il movimento contro le centrali a biogas e biomasse

Il "convegno programmatico" di ieri ad Altedo ha segnato un importante passo in avanti del movimento contro la proliferazione delle centrali a biogas e a combustione di biomasse.

Come preannunciato gran parte dei lavori sono stati dedicati ai gruppi di lavoro senza perdere tempo in ritualità ed inutili passerelle.
Dalle 10.30 alle 11.30 c'è stato spazio per i contatti informali tra i vari comitati. 
Alla rete si sono uniti anche comitati dell'Emilia (Piacenza) che non erano ancora entrati in contatto con il coordinamento (che solo in Emilia Romagna conta più di 30 comitati locali). Si è anche approfittato dell'incontro per mettere a punto l'organizzazione dei prossimi appuntamenti del movimento. Lunedì 20 a Mezzolara ci sarà l'incontro su biogas e agricoltura con la partecipazione del presidente regionale della Coldiretti e i rappresentanti delle ass. produttori delle patate, Giovedì 23 a Budrio (Bo) ci sarà un confronto pubblico con l'assessore emiliano Muzzarelli, sabato 25 pomeriggio a S.Donato (prov. Pisa) e domenica 26  mattina a Bastia Umbra (prov. Perugia) ci saranno convegni che prendono spunto dall'opposizione dei comitati locali alle centrali a biogas ma che affronteranno anche in termini generali il tema dei rischi e degli impatti connessi a questo tipo di impanti e che quindi non si rivolgono solo ai residenti dei comuni interessati ma anche a tutti coloro che vogliono informarsi sul tema e che risiedono in Umbria e Toscana. Ai convegni parteciperanno anche esperti ed esponenti dei comitati di altre regioni a dimostrazione che la rete del movimento sta consolidandosi. 



Esaurita la prima fase informale ci sono stati alcuni brevi interventi in "seduta plenaria" di alcuni esponenti "storici" dei Comitati. Sembra ridicolo parlare di storia a proposito di questo movimento ma è la necessità di bruciare le tappe che lo fa crescere velocemente tanto da individuare nelle persone e nei comitati che per primi hanno iniziato a muoversi in modo coordinato dei referenti "storici".  Questi esponenti sono poi rappresentanti dei due comitati più organizzati ed agguerriti (Galliera e Mezzolara) intorno ai quali a cominciato a coagularsi la rete bolognese e quindi quella bolognese-ferrarese e poi quella sempre più ampia che sta abbracciando tutte le regioni del nord e centro Italia (anche se in alcune per ora con uno o pochi comitati). Dopo l'introduzione di Marco Alberghini (Galliera) che ha illustrato le modalità di svolgimento dei lavori hanno parlato Maurizio Lodi (Galliera), Patrizia Soverini (Mezzolara), Ezio Roi (Mezzolara). Lodi ha sottolineato come il no al biogas dei comitati non è un no in assoluto. Vi possono essere impianti che utilizzano veri scarti, che evitano la movimentazione di migliaia di camion. Ha fatto un esempio relativo ad una primaria ditta di trasformazione delle patate che ha realizzato un impianto a biogas per le proprie esigenze. La società in questione si approvvigiona esclusivamente di patate italiane e la corsa al biogas potrebbe comportare per essa come per altre industrie agroalimentari problemi di approvvigionamenti. Una preoccupazione che va messa in relazione con la rapida estensione delle superfici agricole "dedicate" alla produzione di biomasse per gli impianti agroenergetici. Più che le percentuali di superficie agricola provinciale vanno tenute conto quelle di zone agrarie omogenee. A Bologna, considerando anche che parte della provincia è montana, in alcune aree agricole "strategiche" si arriva già al 30% delle superfici finalizzate al biogas. Figuriamoci cosa succederebbe se venisse attuato il piano regionale che prevede 1950MW tra biogas e biomasse! Un tema quello delle centrali ad energia "rinnovabile" che mangiano l'agricoltura che è ripreso da Patrizia Soverini che ha annunciato l'incontro di Lunedì 20 a Mezzolara quale occasione per un confronto con le organizzazioni agricole e dei produttori di prodotti tipici (ad Altedo dove si è svolto, non a caso, l'incontro di ieri si produce l'Asparago verde IGP). 

 

Ezio Roi, ha invitato i comitati a venire a Mezzolara giovedì 23 per il confronto con l'assessore Muzzarelli "autore di queste nefandezze e non intenzionato a recedere". Muzzarelli ha rifiutato qualsiasi ipotesi di moratoria. Roi ha lamentato la scarsa trasparenza che circonda tutta la faccenda delle centrali a biogas, dietro le quali vi sono finanaziatori occulti. Ha lamentato l'ostruzionismo opposto alla richiesta di accesso agli atti invitando i comitati a sporgere denuncie e ad impegnarsi, se necessario, in una vera e propria guerriglia legale. Quanto alla centrale da 4MW che si vorrebbe realizzare a Mezzolara suddividendola in 4 impianti da 999kW e sfruttando la lucrosa tariffa omnicomprensiva ha parlato di ipotesi di "tentata truffa". Roi ha concluso invitando i comitati a non avere paura ad esporsi. La causa ha un profondo significato morale: si difende la propria terra cercando di consegnarla non devastata ai propri figli e si combatte una speculazione che ha dimensioni globali legata com'è anche al saccheggio del terzo mondo e alla trasformazione di materie prime preziose in scarti da quattro soldi.  
Dopo una breve pausa durante la quale i presenti si sono rifocillati con vivande portate da membri dei comitati locali sono iniziati i lavori delle 4 commissioni previste: legale, tecnica, sanitaria, mediatica. Le relazioni stanno giù arrivando da parte dei quattro coordinatori: l'avv. Calzoni (Galliera), l'ing. Petroni (Mezzolara), il dr. Gasparini (Ferrara), Marco Alberghini (Galliera).

Un momento della discussione della commissione tecnica


Non posso rendere conto dei lavori delle quattro commissioni perché ho seguito quella tecnica (e solo in piccola parte quella mediatica). L'impressione è che si è fatto un grosso lavoro e che se il coordinamento (regionale e nazionale) riesce a mettere in circolo esperienze e competenze il "nemico" avrà vita dura. Nella commissione tecnica si è messo in evidenza come ci si debba muovere su due piani: uno, di medio periodo, volto alla richiesta di linee guida più adeguate che tengano conto delle varie casistiche di impatti emerse a seguito della realizzazione delle centrali e solo in piccola parte attualmente valutate, l'altro nell'immediato, volto a rilevare contraddizioni ed errori nei progetti anche sulal base della pur lacunosa normativa esistente. Si è fatto riferimento all'assenza di considerazione dei rischi di esplosione legati a possibili incidenti, sabotaggi, eventi sismici. Ai rischi derivanti dalla presenza di linee elettriche, alla spesso sottovalutata alterazione delle condizioni antecedenti la realizzazone delle centrali dal punto di vista dell'invarianza idraulica e dei non pochi vincoli esistenti che non sempre vengono valutati se non vi è nell'ambito delle conferenze dei servizi un soggetto che pone il problema della loro esistenza e del loro rispetto. Diversi degli interventuti nell'ambito della commissione tecnica hanno lamentato valutazioni sommarie, assenza di documentazione. Un fatto basato sulla "semplificazione" procedurale ma anche un una tacita convenzione da parte dei rappresentanti degli enti che dovrebbero analizzare i progetti a dare per scontati requisiti in realtà non dimostrati, a non entrare nel merito di aspetti tecnici rilevanti. Le contraddizioni e gli errori che emergono dall'analisi dei progetti sono sempre numerose ma spesso - in assenza di osservazion e rilievi da parte di tecnici di fiducia dei comitati esse non sono messe in evidenza. E' stato rilevato come la relazione agronomica (relativa alle fonti di approvvigionamento delle biomasse) spesso risulti in contraddizione con la relazione sull'assetto cogenerativo dell'impianto. Nel primo caso (a differenza del secondo) si tende a dimostrare che le biomasse sono necessarie in una quantità tendenzialmente sottostimata. La sottostima implica un ridimensionamento dell'impatto dei trasporti sulla rete viaria e delle superfici necessarie allo spandimento dei digestati. Tutte le indicazioni emerse nel corso della riunione della commissione saranno utilizzate per la redazione della Carta dei comitati ovvero delle "linee guida" a tutela delle comunità da tenere presente nella valutazione e contestazione dei progetti. Grande importanza è stata assegnata ad una attenta valutazione dell'assetto cogenerativo (che spesso prevede utilizzazioni poco credibili del calore prodotto dagli impianti) e del bilancio energetico complessivo che deve quantomeno risultare positivo. 
Dalle impressioni raccolte dai partecipanti alle altre commissioni è emerso il quadro di un lavoro proficuo. Certo è che poche ore di discussione tra persone che spesso non si conoscevano non sono molte. Però i contatti proseguiranno attraverso i convegni e le discussioni online. 
Quello che emerge è la grande capacità di un movimento sociale che è appena nato di organizzarsi in modo originale sotto la spinta della necessità di combattere su vari fronti (legale, tecnico, mediatico, politico) una battaglia che nei prossimi mesi conoscerà passaggi decisivi.
Se è vero che la lobby del biogas e delle biomasse è potente e mette in campo un grosso expertise aziendale, professionale, scientifico (e una grande capacità di inflenza sui decisori politici) d'altra parte i comitati dmostrano di poter contare sulla grande risorsa dell'expertise civico diffuso: tantissime persone motivate e competenti in vari campi che messe in rete possono contrastare efficacemente stuoli di esperti mercenari.


Un momento della discussione della commissione legale

Un momento della discussione della commissione mediatica


Un momento della discussione della commissione sanitaria